Matteo Iuliani, in arte Bruce Ketta, di
origini pugliesi ma milanese d'adozione, sveste i panni del postino che l'ha
reso noto al grande pubblico della tv e dei teatri di tutta Italia e torna sul
palcoscenico di Zelig con “Io e Boris - Storia di un battutista”.
Si
tratta di un nuovo emozionante e divertente spettacolo che vuole rendere
omaggio, ad un anno dalla scomparsa, al grande Boris Makaresko, precursore del
“battutismo”, punto di riferimento e mentore per molti comici della scena
milanese e italiana, in primis per il protagonista della serata.
Ma
chi era Boris Makaresko? Ogni definizione è limitante perché non era solo un
comico, non era neanche solo un autore, non era nemmeno solo un battutista:
Boris era tutto questo e molto di più.
In
“Io e Boris - Storia di un battutista”, scritto in collaborazione con Vito
Biolchini e Tiziana Troja, che ne cura anche la regia, e con la partecipazione
straordinaria di Fabio Di Dario nei panni dell'antagonista, Bruce Ketta
scandaglia la vita di Makaresko per raccontarci un mondo paradossale fatto di
devozione totale per il lazzo comico, tanto da causare nello stesso artista una
vera e propria dipendenza. Perché qualsiasi argomento, anche quello più
tragico, diventa per il protagonista un esercizio di stile incessante, fino a
trovare quella travagliata, agognata e unica battuta finale. La battuta diventa
così una sorta di malattia, che si manifesta nel cronico bisogno di esprimersi
quasi esclusivamente attraverso il graffio comico.
Nello
spettacolo “Io e Boris” Bruce Ketta è protagonista di un tourbillon di
situazioni che metteranno in luce il travaglio delirante del battutista che si
sforza di concepire la “battuta finale”. Quella assoluta, definitiva. Che lo
consacrerà alla storia.
E
se mai un giorno la scienza dovesse riconoscere il “battutismo” come patologia,
a Bruce verrebbe diagnosticata la forma più incurabile. E di tutto ciò la colpa
o il merito sarebbe anche, e soprattutto, di Boris...